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In questa guida spieghiamo come scegliere un telescopio per principianti.
Credo che in molti vorrebbero comprare un telescopio per ammirare le meraviglie celesti, ma sono anche convinto che in pochi hanno in realtà le idee chiare su cosa acquistare. Meglio rifrattore o riflettore? O forse è meglio un Maksutov? Queste sono solo alcune delle domande a cui inevitabilmente si va incontro prima dell’acquisto del proprio strumento di osservazione.
In questa guida cercherò di fare un po’ di chiarezza, se non altro per indirizzarvi verso la scelta giusta.
Come Scegliere il Telescopio
Esistono diverse tipologie di telescopi, ognuna con i suoi pro e i suoi contro. E’ importante sempre premettere questo, perchè, per quanto se ne discuta, non esiste il telescopio perfetto, ma il miglior compromesso secondo le proprie esigenze.
Tra le varie differenze ci sono ad esempio quelle ottiche.
La prima tipologia di telescopio che mi viene in mente è il rifrattore. In questo strumento c’è una coppia di lenti posta frontalmente che raccoglie la luce e la mette a fuoco tot mm più indietro, a seconda della focale del telescopio. Si utilizza una coppia di lenti, anzichè una, in quanto una singola lente si comporterebbe alla stregua di un prisma, scomponendo la luce nelle sue singole componenti. Il risultato in visuale sarebbe una stella circondata da un arcobaleno, come il cannocchiale di Galileo!
Per tale motivo la seconda lente ha un indice di rifrazione diverso dalla prima -i 2 vetri hanno proprietà ottico-fisiche differenti- e cerca di correggere, per quanto possibile, l’aberrazione cromatica introdotta dalla prima. Dico “per quanto è possibile” perchè, nell’economia del made in China, atta a soddisfare volumi produttivi e costi ridotti, spesse volte non accade. Specialmente per quei rifrattori con rapporto F/ (focale diviso diametro) molto basso, che erroneamente vengono detti “luminosi”, l’aberrazione cromatica è una realtà di fatto. Oltretutto, a parità di rapporto F/, l’aberrazione cromatica cresce linearmente col diametro dell’obbiettivo, e questa foto testimonia cosa succede con un rifrattore 150mm F/5 quando si osserva la Luna. La foto è di Rick Deckard, e si può notare che il bordo lunare è praticamente verde, mentre il resto è immerso in una vaga livrea verde-violetto, che compromette l’osservazione dei dettagli più fini. Esistono dei filtri detti fringe killer, che risolvono solo in parte in parte il problema (magari bastasse solo un filtro). Naturalmente lo stesso rifrattore, aperto però F/8 ha un’immagine sicuramente più pulita, ma non ancora esente da cromatismo.
Il rifrattore apocromatico (o semplicemente APO) è quello che, per definizione, riesce a mettere a fuoco tutte le componenti luminose (l’acromatico solo 2) usando più lenti oppure vetri a scarsa dispersione (ED) ma i costi risultano elevati -fino a 3 volte a parità di diametro per il tubo ottico-, impegnativi per aperture sopra i 100mm. Proporzionali al prezzo le prestazioni…
Nei rifrattori la luca attraversa una sola volta il tubo e per tale motivo sono scarsamente sensibili al cattivo seeing, o se volete, sono quelli che danno le immagini più definite e ferme. Chi usa un rifrattore sà di cosa parlo!
L’antagonista per eccellenza è il riflettore newtoniano. Presenta uno specchio primario parabolico sul fondo del tubo ed uno secondario ellittico piano, che devia la luce di 90°, così che il focheggiatore è posto lateralmente. Il problema è che il secondario occulta parte dello specchio primario e inevitabilmente fa scendere il contrasto, problema che nel rifrattore non c’è (adesso capite perchè consigliano il rifrattore per le osservazioni planetarie?). Tutto ciò prende nome di ostruzione ed è il rapporto fra il diametro del primario e l’asse maggiore del secondario e si può esprimere in forma del tipo “0.25” oppure 25%. L’ostruzione cresce al diminuire del rapporto F/ per inevitabili ragioni tecniche dovute alla lavorazione del primario, così è ben probabile che un newton F/5 sia ostruito 0.33, mentre uno F/8 è ostruito 0.22, proprio come constatato di persona sui telescopi in mio possesso. Ne consegue che, per applicazioni visuali, è preferibile avere uno strumento ostruito il meno possibile, mentre per ragioni fotografiche è consigliabile uno che abbia il rapporto F/ più basso! Infatti, i tempi di posa vanno al quadrato del rapporto F/, sicchè esiste concreta differenza fra un F8 e un F5, perchè il primo richiede ad es. 60min di posa, mentre il secondo solo 25. Basso costo in relazione al diametro rendono il newton interessante, valido anche sui pianeti, anche se non nasce per questo. I newton, specie quelli con rapporto F/ basso, richiedono una collimazione precisa e talvolta noiosa.
Il terzo schema ottico preso in considerazione usa sempre specchi, ma si chiama catadiottrico. Nella figura è rappresentato una tipica configurazione Cassegrain, con il primario a forma di “ciambella” e il secondario che altro non è che una porzione alluminata della lastra correttrice anteriore. Esistono vari tipi di correttore (Schimdt, Maksutov) da cui i relativi nomi (Schmidt-Cassegrain o SC, Maksutov-Cassegrain o Mak). Il vantaggio del Cassegrain è la trasportabilità: un tubo lungo fisicamente 40cm ha una focale anche di 2 metri (vedi C8), dovuto soprattutto al potere d’ingrandimento del secondario: potete immaginarlo come uno specchio-lente d’ingrandimento. Ottimi visualmente, sono penalizzati da una buona ostruzione e da rapporti F/ talvolta notevoli, non ideali per la fotografia a fuoco diretto. Si può usare l’apposito riduttore di focale @ F/6.3 ma vignetta il campo fotografico e non è la stessa cosa che usare un telescopio aperto di suo a F/6.3. Alcuni Mak si spingono anche a F/15! Costi altini. I Mak hanno “vocazione” planetaria, mentre gli SC sono spesso considerati strumenti “tuttofare”. In virtù del tubo chiuso, questi telescopi impiegano tempo per acclimatarsi e con serate umide il correttore anteriore tende ad appannarsi. Collimazione facile, molto sensibili al cattivo seeing per il fatto che la luce attraversa 3 volte il tubo ottico,
Tra le caratteristiche chiave di un telescopio c’è l’apertura o il diametro dell’obbiettivo, sia esso specchio o lente -da non confondere con l’apertura relativa o rapporto F-.
Risulta essere essenzialmente da questa che dipende il costo dello strumento. La capacità di raccogliere luce dell’obbiettivo è quadratica rispetto al suo diametro. Ad esempio se un telescopio da 60mm raccoglie luce in misura pari a X, uno da 120mm ne raccoglierà 4X!
Questo è giustificato dalla una piccola relazione che paragona l’obbiettivo alla nostra pupilla, e confronta la sua capacità di raccogliere luce proprio rispetto al nostro occhio. Supponendo che la pupilla umana dilatata al massimo sia 7mm (valore soggettivo), il suo quadrato è 49. Dividiamo il quadrato del diametro del telescopio per questo valore e vediamo quanta luce raccoglie in più il telescopio rispetto all’occhio. Per un’ottica da 100mm: 100*100/49= 205X.
Adesso, siccome fra due stelle che hanno differenza di magnitudine pari a 1 c’è una differenza di luminosità pari a 2.512, facendo qualche logaritmo (odio la Matematica) si scopre che un obbiettivo che raccoglie luce pari a 205x rispetto all’occhio, guadagna circa 5.8 magnitudini (2.512^5.8 = 209). Se dunque la magnitudine visuale del vostro luogo d’osservazione è 6.5 -dev’essere un cielo ottimo!-, col telescopio in questione raggiungerete magnitudine 12.3 (6.5+5.8).
Altro dato è il potere risolutivo secondo Dawes. Il potere risolutivo esprime la capacità dello strumento di distinguere come separati due oggetti prospetticamente vicini fra loro. La formula è D/120, dove D è il diametro e 120 è la media del potere risolutore del nostro occhio. Uno strumento da 120mm avrà potere risolutore di 1″, mentre uno da 240mm avrà PR pari a 0,5″. Il potere risolutore è verificabile sul campo tramite l’osservazione diretta di due stelle doppie. Per passare il test, lo strumento dovrebbe sdoppiarle, o quantomeno “allungare” a forma di “8” la figura di diffrazione. Ci sono fattori che compromettono il test, come il seeing.
L’ingrandimento massimo. Anche questo è un dato ampiamente dibattuto. Solitamente si dice che per un buon rifrattore questo valore è 2 volte il diametro, ergo un 80mm in buone condizioni dovrebbe reggere anche 160x. La verità è che si tratta di un dato ampiamente relativo, per lo strumento ma anche per l’osservatore. Infatti, cosa si intende di preciso per ingrandimento massimo? Per me è quello che consente di avere un’immagine ancora abbastanza brillante e contrastata e per esperienza, un telescopio rifrattore sopporta meglio gli alti X rispetto ad un riflettore.
Negli ultimi anni si è diffusa la moda dei telescopi computerizzati. Molto utili ad esempio nelle osservazioni al pubblico durante gli star party: basta selezionare un oggetto e il telescopio, si muove da solo per puntarlo e, automaticamente, inseguirlo.
Nulla di male in tutto ciò, se non fosse che non si impara niente per chi è alle prime armi!
Infatti, anche un telescopio computerizzato necessita la conoscenza almeno delle principali costellazioni e delle principali stelle, allora è proprio vero che il miglior strumento per iniziare a osservare è un bell’Atlante Astronomico, e magari un piccolo binocolo 7×50 o 10×50.
Per esempio, nei telescopi computerizzati, il puntamento automatico prevede che voi puntiate una stella che vi verrà indicata al momento, per tarare il telescopio con l’ora siderale, come si converrebbe a qualunque altro telescopio.
Se l’Autostar dice: “ALIGN VEGA” [Puntare Vega], ma voi di Vega ne ignorate completamente l’esistenza, potete pensare a come vendere il telescopio.. Esempio banale, ma indicativo.
Telescopi per Principianti più Venduti
Per concludere proponiamo una lista dei telescopi per principianti più venduti online in questo periodo con il relativo prezzo.
Cliccando sui prodotti presenti nella lista è possibile leggere le opinioni dei clienti.